Richard Galliano attorno a Gershwin: "La vita come il jazz: va improvvisata"

’Passion Galliano: Around Gershwin’, improvvisazioni tra tanghi e milonghe piazzolliane, minuetti bachiani, barocco e squarci di un Vivaldi atemporale, rovistando nella libertà creativa di Gershwin, lontano dai dogmi accademici. Rendez-vous patinato di Emilia-Romagna Festival domani al Chiostro di San Francesco di Cesena, in cui il funambolo delle emozioni dalle 21 ci disvela il mondo che si espande dall’autore di Rhapsody in Blue fino a Debussy, Satie, Ravel, Piazzolla e … se stesso in solo con la fisarmonica. Cioè parte di quello che concorre ad arricchire lo spettro di riferimento di Richard Galliano, il cui genio trascolora fino alla reinterpretazione del jazz, da Bill Evans a Clifford Brown e Wynton Marsalis.
Maestro, su che cosa ci intratterrà in particolare?
"Metterò in fila un po’ di composizioni allargando lo sguardo a Piazzolla e Satie. Soffermandomi su Gershwin, non solo un genio della musica, ma pure un pensatore acuto e ironico".
Una sua citazione da mandare a memoria?
"La vita somiglia molto al jazz… è meglio quando si improvvisa". Il suono della fisarmonica di solito richiama feste paesane, rievoca tanghi argentini, eppure lei a volte la piega addirittura a suoni sacrali.
"Sottoscrivo, ma al di là del sacro può anche sobillare profonde nostalgie, come nella musica di Nino Rota. È importante sapere che il vero inventore della fisarmonica fu Leonardo da Vinci nel XVI secolo. Progetti sublimi che sono stati ritrovati. Ma è anche uno strumento in evoluzione grazie alle folgorazioni dei musicisti nouvelle vague. Il più brillante, il più jazzistico, è Roberto Gervasi".
C’è chi dipinge come leggenda il suo sbarco a New York.
"Gli amici dicevano che avevo soggiogato la Grande Mela col New Tango che mi consigliò Piazzolla. Un album che per me era un omaggio ad Astor che ci aveva trascorso l’infanzia".
Un ’fil rouge’ di intriganti consonanze, con Piazzolla a consigliarle anche il valzer musette, per il cui disco ricevette il ’Django Reinhardt’…
"Sì, il New Musette come il Tango Nuevo – definizione prediletta a Buenos Aires – me li ha ispirati proprio lui. In sintonia con i brividi vissuti sul palco con Michel Portal e Chet Baker".
A che cosa alludeva la librettista Francine Couturier quando disse che lei suona la fisarmonica come Vladimir Horowitz il pianoforte?
"All’intrigo della similitudine. Penso di essere stato un pioniere, ho aperto porte, percorsi. La mia ultima registrazione della musica di Gershwin ha rappresentato una vera sfida in questo cammino verso la libertà".
Orgoglioso del coté italiano?
"Le svelo un segreto: mi sento più italiano che francese. Nella mia famiglia tutti i rami provengono dall’Italia. Galliano dal Piemonte, Ugolini dalla Toscana, Celli dal Lazio, Marri da Città di Castello".
Progetti?
"Attendo l’uscita per il 3 ottobre dell’album New Viaggio oltre che i concerti internazionali".
İl Resto Del Carlino